Centro più importante della Val Trebbia, Bobbio sorge a 272 metri sul livello del mare, sulla sponda sinistra del fiume Trebbia, ai piedi del Monte Penice.
Si trova al centro di una zona detta “Appennino delle 4 province”, dove le montagne delle province di Piacenza, Genova, Alessandria e Pavia confinano. Bobbio si fregia di diversi riconoscimenti: Bandiera Arancione del Touring Club Italiano dal 2005, fa parte dei Borghi più Belli d’Italia dal 2006 e nel 2019 si è aggiudicato il titolo di Borgo dei Borghi 2019. I numerosi ritrovamenti testimoniano la presenza sul territorio di varie popolazioni, sin dal neolitico: i Liguri, i Celti e , dopo il 14 a.C,. i Romani. Ma la storia di Bobbio è indissolubilmente legata a quella dell’Abbazia di San Colombano, fondata dal monaco irlandese Colombano nel 614 d.C. Il convento si popola rapidamente: già nel 643 conta centocinquanta monaci; attorno al convento sorgono le prime case abitate da civili. L’Abbazia di Bobbio, con le sue scuole, la sua Biblioteca, il suo Scriptorium, la sua organizzazione economica, diventa rapidamente anche una potenza politica. I possedimenti dell’Abbazia in età longobarda si estendono in tutta l’alta Italia. Nel giugno del 774, Carlo, re dei Franchi, si impadronisce di Pavia e pone fine al Regno Longobardo. Pochi giorni dopo i monaci bobbiesi ricevono in dono nuovi vasti territori. I possedimenti di Bobbio spaziano dalla Valtrebbia, alla val Staffora, val Tidone, val d’Aveto, Liguria, Monferrato, Langhe, lago di Garda- da Salò a Bardolino- e comprendono zone vicine a Mantova, Piacenza, Ravenna, Lucca e Pavia; l’Abbazia è ormai un ricco feudo. Sui monti di Bobbio vengono allevati cinquemila suini, centinaia di vacche e pecore; queste ultime servono soprattutto per la produzione della pergamena, usata nello scriptorium, dove si copiano sistematicamente opere di scrittori latini antichi. Bobbio crea una sua scrittura inconfondibile e le miniature dei suoi codici si richiamano alla cultura irlandese. Tale cultura si ritrova anche nelle magnifiche transenne in marmo che ornano l’antica basilica protoromanica edificata dall’Abate Agilulfo a partire dal IX° secolo. I codici di Bobbio hanno permesso la conservazione di importanti testi quali: il De Republica di Cicerone, attualmente nella Biblioteca Vaticana, il Virgilio della Laurenziana; il Plauto della Capitolare di Verona; le Lettere di Seneca a Lucillo della Queriniana, il Codice Purpureo dei Vangeli. I codici superstiti sono oggi conservati all’Ambrosiana, alla Vaticana, alla Nazionale di Torino, a Parigi, a Madrid, a Berlino e in altre importanti biblioteche del mondo. Nel 1014 l’Abate ottiene la dignità e la giurisdizione episcopale e nasce così la diocesi autonoma di Bobbio, che da borgo monastico sale al rango di città episcopale. In seguito alla scissione delle cariche di Abate e Vescovo, affidate a persone distinte, si opera anche una divisione dei beni. Le lotte intestine tra Abate e Vescovo, aggiunte ai conflitti derivanti dai nuovi soggetti nascenti, i Comuni, porteranno rapidamente al declino la città trebiense. Nel 1230 Piacenza occupa Bobbio, dominio che prosegue fino alla conquista Viscontea di tutta l’area lombarda. Bobbio, staccata da Piacenza e aggregata a Voghera, si orienta verso l’ambito di influenza pavese. Nel 1387 è data in feudo ai Dal Verme, i quali la terranno, salvo qualche breve interruzione, fino alla metà del ‘700 quando, in seguito alle Guerre di Successione, passa ai Savoia. Da questo momento la storia di Bobbio si identifica con quella dello Stato Sabaudo. Elevata a capoluogo di Provincia, Bobbio ne segue le vicende fino alla costituzione del Regno d’Italia, quando viene incorporata nella provincia di Pavia. Nel 1923, chiede ed ottiene il passaggio a Piacenza, riprendendo a guardare alla naturale direttrice geografica della sua vita, la valle della Trebbia.